C’è un modo di dire, stare come una barca in un bosco, che riassume il senso di spaesamento e di sentirsi fuori luogo.

Nel mio lavoro di curatore molte volte ho ricevuto la testimonianza da parte di artisti del loro percepirsi fortemente inadatti alla struttura sociale nella quale ci troviamo a vivere. Se, a volte, la mera realizzazione artistica, attraverso una valorizzazione economica del suo aspetto estetico, vede riconosciuta una funzione nell’ambito dei ruoli sociali, il pensiero artistico trova difficoltà nell’essere riconosciuto come valore.

Un mal-essere, in alcuni casi percepito come opportunità in altri come sconfitta.

Il progetto come una barca nel bosco attraverso l’uso di una capsula simbolica, rappresentato da una barca arenata in uno spazio ad essa completamente antifunzionale, nel quale ospitare interventi artistici non commerciali vuole porsi come spunto di riflessione sulla diffusamente percepita inutilità del pensiero artistico in quanto non riconducibile ad una figura approvata dalla rete delle convenzioni sociali.

La barca è anche una scialuppa di salvataggio, in questo caso poco importa se sia in un bosco o in mezzo al mare. È zattera, punto di riferimento e aiuto in un ambiente ostile.

I primi artisti invitati a partecipare al progetto sono Matteo Mezzadri, Mirjam Elburn, Paolo Mandolino, Ennio Bertrand, Fannidada, Adolfo Amateis.