fading




18 ottobre 2012
PAV
Some photoshots of the fading process of the artwork by Mirjam Elburn on the boat

Mirjam Elburn il 30 settembre scorso ha effettuato (nonostante la pioggia) l'ultima installazione della serie Come Una Barca Nel Bosco.
La sua visione poetica è stata influenzata da una associazione istintiva immediata tra la barca ed il traghetto che in quasi tutte le culture trasporta le anime tra il mondo terreno e quello ultraterreno, ovvero più in generale ad un senso di trasformazione.
Questo stato di trasformazione non è da intendersi necessariamente in senso drammatico o negativo, ma è accompagnato forzatamente da un decadimento degli elementi fisici che caratterizzano la fase precedente la trasformazione.
Per questo Mirjam ha deciso di lasciare gli elementi della sua installazione per un certo tempo ancora sulla barca in modo che la pioggia ed il vento diano inizio alla loro distruzione.
 
 



29 settembre 2012
al PAV Parco di Arte Vivente di Torino
"transition"
by
Mirjam Elburn

la barca ferita




Ennio Bertrand "la barca ferita" a cura di Silvio Valpreda al PAV sabato 8 settembre 2012

Non è facile parlare del ruolo dell’artista nella società seppur in modo sommario, come tentare di guardare la propria figura da fuori. Mi scatta un link in testa e approfitto di un testo che mi è stato appena inviato in una email: « Quando mi interrogo in questo modo, mi viene in mente l’assioma Buddhista che dice “nulla ha un ego”. Ciò significa che niente nell’universo esiste isolato dal resto; tutto è legato a tutto. L’implicazione di questo fondamentale insegnamento Buddhista è, salvo che noi annulliamo il nostro ego, non possiamo vedere il mondo o le persone in sé, come realmente sono.» [1]

La barca nel bosco, ferita, due volte. Deprivata del suo elemento naturale e della sua natura di oggetto che muove persone e pensieri. Costretta ad uno sguardo bloccato e poi neppure galleggia!

Ennio Bertrand

Torino, 27 agosto 2012

[1] Brano tratto da: Masahiro Mori, The Buddha in the robot: a robot engineer’s thoughts on science and religion; cap. 2: “What is me and What isn’t”. Kosey Publishing Co., Tokyo 1974.
Matteo Mezzadri




Il lavoro riflette sulla condizione sociopolitica dell’Italia contemporanea, sul problema della rappresentanza come meccanismo inceppato di trasmissione formale e sostanziale del potere e sulla possibilità stessa di riflettere e riconsiderare a fondo l’agire politico.
Il problema non è dar voce all’altro, ma alzare o abbassare il volume di questa voce: ecco perché è un problema politico.




Matteo Mezzadri 7 luglio 2012 intervento sulla barca nel bosco


Théodore Géricault (1791-1824), Zattera della Medusa, 1818-19


La zattera della Medusa, il celebre quadro dipinto da Théodore Gericault nel 1819, prende spunto da un fatto di cronaca che suscitò una grande indignazione internazionale: il naufragio nella nave ammiraglia Medusa e la morte di buona parte del suo equipaggio. Il disastro fu causato dalla totale incompetenza del capitano Hugues Duroy de Chaumareys, nominato dal restaurato regime monarchico nonostante non navigasse più da vent’anni. Il 5 luglio 1816 la Medusa si incagliò al largo della costa dell’attuale Mauritania. Dopo svariati tentativi di liberarla, la nave venne abbandonata. Delle oltre 400 persone di equipaggio, 250 vennero imbarcate su sei scialuppe di salvataggio, per i restanti 147 venne costruita una zattera lunga 20 metri e larga sette. Dopo quindici giorni alla deriva, la zattera venne avvistata da un vascello, a bordo erano rimasti solo 15 superstiti. In quelle due settimane accaddero le cose più atroci: panico, follia, fame e sete, assassini, cannibalismo.

Alcuni anni dopo, lo storico Jules Michelet, scriverà  che il vero soggetto del dipinto di Gericault «era la Francia stessa, la nostra intera società». A causa del fallimento degli ideali rivoluzionari e della restaurazione del vecchio regime, lo stato d’animo dei francesi in quegli anni era soprattutto di sconforto e di delusione. Il senso di disagio e di deriva finì per rispecchiarsi direttamente nel quadro di Gericault e la zattera della Medusa divenne la metafora di un naufragio che, simbolicamente, vedeva coinvolta tutta la nazione.

Nella notte trail 29 ed il 30 giugno sulla barca arenata nel bosco c'è stato un meraviglioso e poetico intervento di Adolfo Amateis.

Le persone che hanno visto questa installazione hanno percepito emozioni differenti ma comunque in tutti i casi emozioni molto forti.

you are here

here you can find the complete documentation of the impossible project by Silvio Valpreda named "you are here"
you-are-here.pdf


everyone is encouraged to download, print, and reproduce (indicating the author Silvio Valpreda) the pdf documentation of “you are here” project although no money contribution could be accepted if less than 700˙000€ (563˙000£ or 885˙000$)
come una barca nel bosco

16 giugno 2012 Silvio Valpreda impossible projects






The way to say “to feel like a boat laying in a forest” represent the condition to experiment our self out of place and with great capabilities but not the right ones for the context.

This metaphoric state could be a description of the relationship between the artist and the social environment.   

Inside the program of Torino Mad Pride Art and in cooperation with PAV Parco di Arte Vivente and Fusion Art Gallery, curated by Silvio Valpreda five international artists realize temporary installation lasting one day each hosted in a boat wrecked in worthless spaces.


Giovedi 14 giugno  ore 19:00   preview   at Fusion Art Gallery



Could something  impossible to realize be art?



Qualcosa impossibile da realizzare può essere arte?
A causa di forza maggiore l'evento del 16 giugno non potrà essere come previsto con l'artista Paolo Mandolino che verrà sostituito da una installazione inedita di Silvio Valpreda.
Paolo Mandolino alcuni anni fa dipinse questa "Barca nel Bosco" che è stata di ispirazione per questa rassegna.


La barca è stata installata nel "bosco"
Fusion Art Gallery, piazza Peyron 9g, Torino
C’è un modo di dire, stare come una barca in un bosco, che riassume il senso di spaesamento e di sentirsi fuori luogo.

Nel mio lavoro di curatore molte volte ho ricevuto la testimonianza da parte di artisti del loro percepirsi fortemente inadatti alla struttura sociale nella quale ci troviamo a vivere. Se, a volte, la mera realizzazione artistica, attraverso una valorizzazione economica del suo aspetto estetico, vede riconosciuta una funzione nell’ambito dei ruoli sociali, il pensiero artistico trova difficoltà nell’essere riconosciuto come valore.

Un mal-essere, in alcuni casi percepito come opportunità in altri come sconfitta.

Il progetto come una barca nel bosco attraverso l’uso di una capsula simbolica, rappresentato da una barca arenata in uno spazio ad essa completamente antifunzionale, nel quale ospitare interventi artistici non commerciali vuole porsi come spunto di riflessione sulla diffusamente percepita inutilità del pensiero artistico in quanto non riconducibile ad una figura approvata dalla rete delle convenzioni sociali.

La barca è anche una scialuppa di salvataggio, in questo caso poco importa se sia in un bosco o in mezzo al mare. È zattera, punto di riferimento e aiuto in un ambiente ostile.

I primi artisti invitati a partecipare al progetto sono Matteo Mezzadri, Mirjam Elburn, Paolo Mandolino, Ennio Bertrand, Fannidada, Adolfo Amateis.